Il vento soffia nella foresta by Teresa Buongiorno

Il vento soffia nella foresta by Teresa Buongiorno

autore:Teresa Buongiorno [Buongiorno, Teresa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Salani Editore
pubblicato: 2013-02-24T23:00:00+00:00


V

La ragazza di Samain

Uno

Con un ramo appuntito Loki aveva tracciato sull’argilla molle del greto la mappa d’Austrasia. «Qui c’è il mare» aveva detto, «questo è il grande fiume con l’isola dei re, qui siamo noi». L’isola dei re era l’antica Lutezia, la Parigi di Dagoberto.

Il ragazzo si stampava nella mente le figure, i segni. In un tempo in cui i libri erano pochi, scritti faticosamente a mano e chiusi in biblioteche inaccessibili, la memoria era il gran libro di tutti e l’esercizio e la necessità la rendevano agile e di facile consultazione. Era come un’enciclopedia figurata, poiché la gente era abituata a pensare per immagini, istruita dai dipinti nelle cattedrali, gli arazzi, le ingenue figurazioni dei cantastorie.

Crinedoro aveva mutato nome ancora una volta: ora i Lupi lo chiamavano Baldur, col nome del dio della forza e della giovinezza, che meglio esprimeva la sua identità. Il ragazzo accettò la cosa con naturalezza, anche perché a quel tempo era abituale per tutti, crescendo, mutar nome, facendosene uno su misura a seconda delle proprie aspirazioni e delle tappe raggiunte. E questo perché si riconosceva possibile ogni mutamento, come se il futuro fosse per tutti aperto in mille direzioni, immaginabili e no. Era una buona abitudine che col passare dei secoli sarebbe stata dimenticata, portando gli uomini a legarsi nella vita a un nome soltanto, impresso come un marchio sulla vita e sulle carte. Un nome che spesso diventa una gabbia, in cui ci si sente soffocare.

Lo stesso imperatore era diventato Carlomagno dopo esser stato semplicemente Carlo, «kerl» un maschio qualsiasi. Sarebbe stato via via il Piccolo Carlo, Manetto, il Grande Carlo, vale a dire Carlo il Grosso, vale a dire Carlomagno. E lui stesso, per la sua Accademia, aveva voluto assumere il nome di Davide, con chiaro riferimento al re biblico e all’alleanza tra Dio e il Popolo Eletto. Anche Carlomagno, come prima di lui i Merovingi, aveva avuto l’unzione, che lo faceva il re cristianissimo della nuova alleanza.

«Tu devi passare di qui, e di qui, e di qui» continuava Loki, «devi raggiungere l’ansa del fiume in questo punto, perché è qui che attraccano le navi del Nord dirette alla grande fiera. Ti presenterai al capitano di una di quelle navi e gli consegnerai il messaggio che io ti darò».

Il ragazzo si accorgeva solo ora che il branco era assai meno isolato, sulla gran mappa del mondo, di quanto avesse creduto. Gli pareva di scorgere, nel disegno di Loki, tutto un correre di messaggi e di ordini, in una ragnatela che avrebbe finito per paralizzare il gran regno di Carlomagno, le sue armate, le sue illusioni, le sue pretese.

Il messaggio era inciso in segni runici su un ciottolo rotondo, e sobbalzava sulla schiena di Baldur, assieme a un altro, destinato al re dei Dani. Ambedue erano chiusi in una bisaccia di pelle che, col coltello nella faretra sul petto, costituiva tutto il suo equipaggiamento.

Prima di lasciare il branco il novello Baldur aveva appreso, come tutti i giovani principi, a decifrare le rune. Le



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